Ho incontrato Orso Blu
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23 Aprile 2021Written by LibriCalzelunghe
Nicoletta Costa ha illustrato con il suo segno inconfondibile moltissime fiabe, nuove o della tradizione – oggi la incontriamo scorrendo un dettaglio spesso presente nelle sue storie e nei suoi disegni: la casetta. Perché la casa è un elemento fondamentale del suo disegno, ed è un elemento altrettanto fondamentale nella fiaba, dove rappresenta spesso il luogo cui tornare, o il punto di svolta della storia.
Nicoletta Costa, Hansel e Gretel
Libri Calzelunghe: Le tue casette si assomigliano, sembrano al primo colpo d’occhio riprendere il modo in cui i bambini le disegnano e così il loro sguardo. Le hai sempre disegnate così?
Nicoletta Costa: Sì, fin da quando ero piccola: quando avevo dieci anni, avevo vinto un concorso già disegnando casette. Da adolescente disegnavo invece cose molto cupe, lottando contro l’istinto di disegnare per i bambini… l’unica parentesi in cui ho fatto case interpretate ma non semplicissime è stata quella di Architettura.
LC: Cosa ti rimane di quell’impostazione?
NC: Le casette di quando studiavo Architettura sono molto particolareggiate e realistiche disegnate con tratto sottilissimo in punta di china. Tutte le tavole della tesi erano a mano libera, mai usata una stecca. La tesi era su Venezia. Ma mentre studiavo architettura ho inventato la nuvola Olga… Era un’altra cosa, in realtà non sono mai riuscita a imparare altri modi per disegnare, mi trovo nel mio segno, che parla di me.
Nicoletta Costa, “Via dei Matti numero 0”, Gallucci
LC: A vedere meglio però ci sono due modi con cui sfrutti meglio le casette: ce ne sono di disegnate con due finestre grandi, che ricordano un volto umano, in cui compare a volte anche un sorriso sulla linea di un filo da stendere. C’è un messaggio dietro questa casetta sorridente?
NC: Non è una cosa voluta o decisa: il filo da bucato c’è spesso perché mi piacciono, mi piace l’idea di bucato e ho studiato in una città come Venezia, dove il bucato si vede molto. Per cui non è un sorriso voluto, tranne nell’illustrazione finale di Via dei Matti dove diventa un sorriso vero e proprio. È un istinto, qualcosa di non studiato.
LC: La casa è spesso nei tuoi disegni un segno accogliente, quasi un altro tuo personaggio silenzioso, un po’ come i gatti, Giulio Coniglio, la luna o la Nuvola Olga…
NC: Fanno parte del mio mondo, e poi credo che comunichino come dei personaggi… un po’ sono una firma, un po’ danno quel tono sognante, disegnano quel mondo.
LC: L’altro modo con cui rappresenti le casette è quello di una grande finestra aperta, che sia da dentro verso fuori o al contrario da fuori verso dentro. La casa in pratica è una cornice stesa intorno al telaio della finestra – e qui sembra il segno dell’apertura, della fiducia, della possibilità. Cosa sono per te le finestre?
NC: Le finestre sono ricorrenti, ne disegno molte. E spesso mi piace metterci un gatto appoggiato, che spunta. Sono finestre sempre troppo grandi, sproporzionate. La finestra è un po’ la curiosità di vedere le vite degli altri, è la capacità di star solo in mezzo agli altri quando disegni. Sono anche delle aperture da cui passare, per esempio la nuvola Olga entra o esce dalle finestre.
LC: Con i tetti poi ti sbizzarrisci, come se fossero i cappelli delle case…
NC: Io amo fare le texture, del prato o dell’albero… così i tetti sono una possibilità di texture, una scelta estetica, di colori e di rapporti, il piacere di vedere come viene. Parto da una forma semplice e poi la riempio di cose complicate. È sempre stato così, anche quando ogni texture dovevo farla a mano, un momento di bellezza.
LC: E casa tua com’è invece? Come la descriveresti?
NC: È una casa vecchia, un appartamento di inizio Novecento, in città: avendo molto spazio, le pareti sono ricoperte di gatti, casette, di tutto… è una casa non tanto normale, in cui ho cambiato molto, facendo buchi… facendola mia.
I quadri alle pareti della casa di Nicoletta Costa, casette dentro una casetta