Orso Blu non vuole dormire
13 Dicembre 2020La sigla di Nina&Olga
22 Dicembre 2020Le scienze psicologiche hanno sempre più accentuato la relazione tra cibo e legame affettivo coi genitori. E’ esperienza comune la scenetta dei genitori disperati alle prese con i molti stratagemmi che dovrebbero persuadere i bambini a mangiare: “Se non mangi non diventerai grande! – Assaggia un pochino – Se mangi poi vai a giocare…” Spesso si prodigano con tanti giochetti, ma i bambini non si lasciano coinvolgere. Appena i genitori hanno agganciato lo sguardo del piccolo intonando:” Bocca mia, bocca tua bocca del can, GNAM” in un istante il piccolo despota, girando la testa non si lascia proprio imboccare! Tom sa però bene che con Orsetto blu tutto questo non funziona. Niente gare di forza “Se non mangi, mi arrabbio”.
All’inizio del libricino troviamo un Orso Blu triste. Il bambino, anche se i luoghi comuni lo vogliono sempre felice, percepisce qualche velo di tristezza che si acuisce in certi momenti di passaggio e il rifiuto del cibo può essere una spia che ci indica la presenza di problemi più estesi. E’ importante capire che cosa il bambino stia comunicando. Quante confidenze ci si scambiano seduti attorno ad un tavolo imbandito e quando si è piccoli le confidenze sono camuffate, si spiegano andando oltre il piatto. Ci vuole un’osservazione partecipata per capire cosa il bambino sta comunicando, o meglio meta-comunicando, attraverso il movimento, la postura, la gestualità. Essere genitori “sufficientemente buoni” comporta la capacità di sentire ciò che non viene detto a parole, toccare l’impalpabile, odorare la tensione.
Il cibo condensa molti significati e coinvolge tutti i sensi, vista, olfatto, gusto tatto e che coinvolgono i genitori…in tutti i sensi A questo proposito, si parla di “tastiera percettiva” perché il cibo può, per esempio, prima di essere ingoiato, essere manipolato (escamotage tentato da Tom nel preparare polpette di pongo da proporre ad Orso Blu), guardato per i suoi colori, accolto o evitato se l’odore è più o meno gradevole
Il modo che ciascuno ha di approcciarsi al cibo raffigura spesso il modo che si ha per avvicinarsi al nuovo. Nel gioco di finzione, Orso Blu “alter ego di Tom”, è prevenuto verso il cibo. Contrariamente ai suoi amici di gioco, rifiuta categoricamente anche di fingere di assaggiare…Tom si improvvisa adulto e cerca di convincere, senza successo, Orso Blu, almeno ad assaggiare.
Alcuni bambini, che a casa fanno disperare all’ora di pranzo o cena, all’asilo mangiano. Non è semplice imitazione. È la forza del gruppo che spesso è trainante.
Molti bambini si incaponiscono sul cibo nei momenti di cambiamento: lo svezzamento, la nascita di un fratellino tanto vezzeggiato, l’entrata all’asilo. Per non parlare della separazione dei genitori: un dolore senza nome per la perdita delle sicurezze che la famiglia garantiva prende corpo nel cibo: “Non mi va proprio giù questo amaro boccone!”
Ma non è la fine del mondo! Alcune regressioni permettono al bambino, supportato dall’affetto delle figure di accudimento, di trovare dentro di sé gli strumenti per ripartire!
Gilda Bertan
Emma Tellatin